Giornata internazionale delle donne nella scienza – Intervista all’Ing. Giulia Fagà di Fondazione Eucentre

Data:
11 Febbraio 2024

Eucentre è una fondazione che si occupa di ricerca, formazione e servizi nel settore dell’ingegneria sismica e dell’ingegneria della sicurezza. 

Nasce nel 2003 a Pavia e tra i suoi soci fondatori – accanto a Università degli Studi di Pavia, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e Scuola Universitaria Superiore Pavia (IUSS) – c’è il Dipartimento della Protezione Civile nazionale, di cui è centro di competenza nell’ambito del rischio sismico.

Abbiamo intervistato l’ing. Giulia Fagà che lavora dal 2013 in Fondazione Eucentre ed è a capo del Dipartimento Formazione.

 

Ing. Fagà, cos’è esattamente Eucentre e di cosa si occupa?

«La Fondazione Eucentre è un centro di ricerca e si occupa di ingegneria sismica e di riduzione del rischio – principalmente rischio sismico – sia attraverso la ricerca applicata, svolta all’interno dei nostri laboratori, sia attraverso lo sviluppo di software per la gestione dell’emergenza piuttosto che per lo sviluppo di scenari in caso di terremoto, ma anche grazie alla formazione e alla divulgazione».

 

Ha accennato ai laboratori, come sono attrezzati e come funzionano?

«All’interno della fondazione Eucentre abbiamo tre laboratori sperimentali. Il primo realizzato è ShakeLAB, dotato di diversi dispositivi di prova. Abbiamo la tavola vibrante unidirezionale, che ci consente di riprodurre qualsiasi segnale registrato al mondo e viene utilizzata, per lo più, per l’analisi di elementi strutturali di qualsiasi tipo – in muratura di pietra o laterizio, cemento armato, legno, acciaio. Vi è poi il sistema di riscontro che ci consente di testare in modo ciclico le strutture o porzioni di strutture. Grazie a questi test, detti pseudo-statici o pseudo-dinamici, osserviamo il progressivo danneggiamento di un elemento strutturale. Sempre all’interno di questo laboratorio c’è una struttura di prova per testare gli isolatori sismici. Si tratta di dispositivi che vengono posizionati alla base di un edificio per far sì che dal terreno non passino le vibrazioni del terremoto; isolano quindi l’energia del terremoto, dissipandola ed evitando così che si trasmetta alla struttura sovrastante.

Il secondo laboratorio, più piccolo e in continuo sviluppo, è 6DLAB. Al suo interno troviamo una tavola vibrante a 6 gradi di libertà che ci consente di fare analisi dedicate, per lo più, agli elementi non strutturali, ovvero che non hanno funzione portante ma servono per la fruizione di un edificio, come controsoffitti, pavimenti galleggianti, piuttosto che condutture del gas, server, macchinari ecc. Al sopra di questa possiamo applicare poi un’ulteriore tavola vibrante che ci permette così di ottenere un sistema a 9 gradi di libertà con cui analizzare, in un evento, cosa succede a un qualsiasi livello di un edificio. In pratica, se prendiamo in considerazione un edificio molto alto, le due tavole ci consentono di riprodurre l’effetto che il terremoto ha sull’ultimo piano e, in particolare, sugli elementi non strutturali. Il laboratorio, infine, è dotato anche di un sistema di prova per smorzatori sismici, dispositivi che, come gli isolatori sismici, hanno la funzione di smorzare l’effetto del terremoto. Grazie a questi macchinari possiamo testare nuove tecnologie o validare dispositivi in produzione.

Il terzo laboratorio è MobiLAB ed è un laboratorio mobile importantissimo, in quanto ci consente di riprodurre test in situ. Siamo in grado, quindi, di portare la potenza dei nostri laboratori in loco, andando ad analizzare le strutture che, nel tempo, hanno avuto un invecchiamento e hanno subito il deterioramento dei materiali. Dati essenziali per valutare la resistenza di un edificio e quale sarà il suo comportamento durante un terremoto».

 

Quali sono le finalità dei test svolti in laboratorio?

«In vent’anni di attività è stato testato un po’ di tutto e la finalità è sempre di valutare l’impatto del sisma sulle strutture, quindi le possibili criticità e, di conseguenza, poter sviluppare tecnologie per migliorare la risposta dell’edificato al terremoto. Quella sugli elementi non strutturali, invece, è un tipo di ricerca che in Italia si è sviluppata negli ultimi anni e sta prendendo piede; analizza tutti quei componenti che si occupano di rendere utilizzabile un edificio. Basti pensare, come esempio più eclatante, a un ospedale e alla necessità che i suoi macchinari e attrezzature non solo rimangano intatti durante un terremoto, ma che restino funzionanti».

 

Tra gli eventi sismici che avete studiato e riprodotto, quale l’ha colpita maggiormente e perché?

«In realtà non c’è un evento che è stato testato all’interno dei dei nostri laboratori che mi abbia colpito più di altri. Il fine non è tanto l’evento testato, quanto ciò che si vuole raccogliere dai diversi test. Quello che interessa è proprio capire come una struttura o un componente si siano danneggiati e trovarne la causa, per capire come si possa ridurre il danneggiamento in modo da consentire alle persone che stanno all’interno dell’edificio di essere al sicuro; in qualunque edificio siano e qualunque sia l’evento che si viene a verificare. L’obiettivo di tutta questa ricerca è sempre la riduzione dell’impatto di un evento come il terremoto sull’uomo e quindi evitare che ci siano vittime. L’ottimo sarebbe avere eventi, anche molto importanti, ma con nessuna vittima».

 

Tra i soci fondatori della fondazione c’è anche il Dipartimento di Protezione Civile, di cui Eucentre è centro di competenza. Quali attività sono svolte con Protezione Civile e con quale scopo?

«La Fondazione Eucentre sviluppa diverse linee di ricerca per il Dipartimento con vari scopi. Possono essere, innanzitutto, linee per garantire un supporto all’emergenza che viene dato alla Protezione Civile durante un evento sismico: ogni volta che c’è un terremoto veniamo attivati e andiamo nelle zone colpite per verificare lo stato delle strutture critiche presenti nell’area. Sempre per il supporto all’emergenza, sono sviluppati poi progetti che si rivolgono principalmente alla gestione dell’evento sismico. Inoltre sviluppiamo tool per la riproduzione di scenari di vario tipo su strutture e infrastrutture, e analisi di tipo più sperimentale su componenti strutturali e non. E ancora, facciamo formazione rivolta al sistema nazionale di Protezione Civile.

Inizialmente queste attività di ricerca sono partite per gli eventi di tipo sismico, in realtà sono state utilizzate poi anche per eventi di altro genere».

 

I terremoti non sono prevedibili e non siamo in grado di sapere in anticipo dove e quando avverranno con certezza. Cosa si può fare e come possiamo difenderci?

«L’unico modo per potersi difendere da eventi non prevedibili come i terremoti sta nella prevenzione. Prevenzione che può essere fatta in diversi settori: sulle strutture, migliorando la risposta degli edifici all’evento sismico; sui tecnici, facendo formazione e fornendo le conoscenze per riuscire ad affrontare la tematica in maniera adeguata; sugli enti quali lo Stato, offrendo loro la conoscenza per lo sviluppo normativo; e infine sul cittadino, facendo informazione sul rischio sismico e sulle buone pratiche che consentono di ridurne l’effetto. Quindi comunicazione e formazione».

 

Vi occupate, appunto, anche di formazione. In cosa consiste quella per Protezione Civile?

«Anche la formazione è svolta a diversi livelli: da quella specialistica dedicata agli studenti universitari e agli incontri con le scuole, alla formazione rivolta ai professionisti, fino appunto ai corsi di formazione dedicati ai Volontari di Protezione Civile e agli enti territoriali. Questi riguardano la conoscenza degli strumenti per la gestione di un’emergenza, la conoscenza del territorio e del rischio sismico, e i diversi parametri che bisogna tenere in considerazione. Facciamo parte, inoltre, dei Centri di promozione di Protezione Civile che sono realizzati da Regione Lombardia».

 

Il ruolo delle donne nella scienza è sempre più preponderante. Quanto peso ha la componente femminile nel suo settore? E cosa direbbe a una ragazza per convincerla a prendere in considerazione una carriera scientifica?

«All’interno del mondo dell’ingegneria sismica c’è una forte componente femminile, ci sono tantissime ricercatrici che sviluppano ricerca in questo ambito dell’ingegneria. Quello che potrei suggerire a una ragazza che è interessata all’argomento è di perseverare e fare il proprio percorso di studi, magari anche facendo periodi di studio all’estero – gli stessi Eucentre e IUSS di Pavia hanno collaborazioni con diverse università in tutto il mondo. Consiglio di dedicarsi a questo ambito dell’ingegneria che è molto interessante e ricco di possibilità».

Ultimo aggiornamento

11 Febbraio 2024, 16:38